Gender e identità

L'elaborato è un riassunto di due voci (autori Angelo Scola e Jutta Burggraf) del Lexicon - Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche , testo curato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia.

“Non nasci donna! Ti fanno donna!”. La celebre frase di Simone de Beauvoir ci aiuta a capire il concetto di “gender” che a partire dagli anni 60-70 si sta diffondendo nella società.

Nell’ideologia femminista di gender il termine “genere” si riferisce non più alla natura biologica “data”, al sesso genitale, bensì all’esclusiva scelta individualista di ricoprire ruoli culturalmente legati ad un sesso o ad un altro. La contrapposizione ad un modello culturale del passato, in cui le differenze di sesso spesso erano legate a discriminazioni e ingiustizie e che riteneva che, per ragioni biologiche, uomini e donne dovessero ricoprire funzioni sociali fisse e invariate nella storia (modello unilaterale solo giuridicamente e teoricamente superato nella società odierna), ha dato la spinta a questa ulteriore rivoluzione culturale, dove la relazione tra genere e dimensione sessuale della persona viene completamente scissa. Sparendo la dicotomia sessuale biologica ogni pratica sessuale è giustificabile e le combinazioni (e conseguentemente i generi) sono numerose.

Nella teoria personalistica le dimensioni della persona umana si intrecciano influenzandosi a vicenda: il sesso biologico, a sua volta prodotto dell’interazione tra sesso genetico, gonadico e fenotipico, impronta tutte le cellule dell’organismo, plasmando anche il cervello, tanto che anche la dimensione psichica dell’essere umano risulta sessualmente determinata. Il sesso psicologico non è altro che la coscienza di appartenere, già da bambino, ad un sesso o all’altro. Tale dimensione può venire influenzata significativamente dall’educazione ricevuta e dall’ambiente in cui vive il bambino. Infine il sesso sociologico o civile è quello che si assegna ad una persona al momento della nascita ed esprime la percezione che il resto del mondo ha di quella persona, le aspettative che essa ricopra ruoli (stereotipi) frutto di processi storico-culturali.

Queste dimensioni concorrono alla formazione dell’identità di sé e, se il processo è armonico e non modificato da patologie, l’identità sessuale e quella di genere corrispondono.

L’identità sessuale non va confusa con l’orientamento sessuale e la condotta sessuale. L’orientamento riguarda la preferenza verso un sesso o l’altro che si stabilisce durante l’adolescenza ed è massimamente influenzato da educazione, cultura, esperienze personali, mentre la seconda indica il comportamento sessuale scelto.

Distinguere ciò che è tipicamente femminile da ciò che è tipicamente maschile è decisamente difficile, poiché natura e cultura si influenzano da subito; ciò non toglie che uomini e donne sperimentino il mondo e rispondano diversamente se posti nelle medesime condizioni. Entrambi possiedono la stessa natura umana, non sono diversi come potrebbero essere gli animali, tuttavia la differenza asimmetrica della loro relazione dà loro modo di completarsi solo parzialmente (mai fondersi come nel mito dell’Androgino) e di generare l’altro nella sua mascolinità/femminilità. Entrambi sono a disposizione dell’altro, dono per l’altro (nell’ideologia del gender si punta invece all’autosufficienza), e la loro realizzazione o pienezza risiede nel tornare alla comunione con Padre passando attraverso la comunione con l’altro resa possibile dalla complementarietà. Ciò che caratterizza l’essere donna e l’essere uomo, le loro disposizioni particolari, sono spesso legate alla stessa natura biologica che li caratterizza: una particolare predisposizione all’accoglienza dell’altro (del proprio uomo e poi del figlio) potrebbe spiegare nella donna la capacità naturale di favorire l’incontro interpersonale con chi la circonda, la sensibilità verso le necessità degli altri, il modo concreto di amare e prendersi cura dell’altro. La distanza maggiore dalla vita concreta, che spesso gli uomini manifestano e che vivono per natura durante la gestazione e la nascita dei figli (vissuti per interposta persona), li rende più adatti nel proteggere concretamente la vita, suggerendo alla propria compagna una visione staccata e serena delle cose. Il riconoscimento e la valorizzazione reciproca dei contributi specifici che l’uomo e la donna possono apportare al mondo, nella coppia e nella società, la libera scelta di ricoprire ruoli familiari e sociali facilitati dalla propria peculiarità sessuale è la sola strada alla promozione della felicità, raggiunta senza sacrificare la propria natura e senza negare la differenza sessuale che, lungi dal porre basi per la discriminazione, ci rende corresponsabili ognuno a suo particolarissimo modo.

 

IDENTITA’ E DIFFERENZA SESSUALE

Il significato dei termini “diversità” e “differenza” sono spesso considerati intercambiabili quando riferiti alla sessualità; in realtà non lo sono, anzi nascondono concezioni antropologiche opposte. Il binomio identità-differenza appare il più idoneo ad esprimere il significato essenziale della sessualità perché suggerisce l’idea dell’unità di due esseri che condividono la stessa natura umana. Questa unità non viene spezzata dalla differenza apportata dalla dualità generata dalla mascolinità/femminilità, aspetti insuperabilmente distinti e che mettono in relazione l’uomo-donna e lo aprono all’altro, generando sempre la tensione verso la comunione. La differenza si dà quindi tra persone (intra-personale) unite dalla stessa identità di natura. Il binomio uguaglianza-diversità invece si dà tra realtà separate e molteplici, non in relazione tra loro (inter-personale), e il concetto di uguaglianza rimanda a un’uniformità piatta, infeconda, immobile.

La differenza sessuale è proposta come dato originario nell’ambito della dottrina dell’Imago Dei, in cui l’unità duale di uomo-donna rimanda, seppur per pallida analogia, all’immagine originale dalla quale discendiamo, cioè la comunione di Persone del Dio Trinità. Questo tratto essenziale affianca le altre dualità (polarità all’interno di un’unità) che costituiscono il significato antropologico dell’uomo-donna: esistere sempre e solo come maschio o femmina in relazione all’altro io; esistere come unità duale, identità e differenza; il conclusivo passaggio e intreccio tra differenza sessuale, dono di sé e fecondità nel mistero nuziale. In particolare il mistero nuziale è una dimensione dell’amore per la quale l’uomo e la donna, in forza della loro differenza sessuale, si uniscono nell’una caro e questo amore si diffonde nell’eventuale generazione del figlio. 

 La differenza sessuale spinge concretamente e continuamente l’uomo, per tutto l’arco della sua vita, a rispondere alla domanda costitutiva sulla propria identità “chi sono io?”, la cui risposta può trovare nella relazione con l’altra, messa al suo fianco come “segnaposto” dell’Altro.