Teatro Carcano

PROCESSO A DIO di Stefano Massini (con Ottavia Piccolo) a Milano, presso il teatro Carcano, il 18 aprile

Al teatro Carcano, in Milano, è stato rappresentato il dramma “Processo a Dio” di Stefano Massini, con Ottavia Piccolo.

Siamo in un campo di concentramento, la guerra è finita ed i tedeschi sono fuggiti; una donna, già attrice di fama e poi detenuta nel campo, organizza un processo alla ricerca del colpevole dell’Olocausto. L’imputato è Dio, rappresentato da un capitano delle SS di cui i prigionieri si sono impadroniti, giudici e cancelliere sono alcuni detenuti del campo; la donna stessa sostiene l’accusa, mentre la difesa è affidata ad un rabbino, anch’egli detenuto.

La donna, Ottavia Piccolo, assume un atteggiamento aggressivo, più che giustizia ella cerca un colpevole; cinque sono le accuse rivolta a Dio, che la donna documenta con lettere, documenti, reperti, tabelle: aver ridotto il suo popolo in schiavitù, averlo ingannato, averlo venduto, avergli fatto perdere la dignità umana, averlo sterminato.

Di fronte alle accuse, il difensore sembra impotente, riesce solo a produrre una lettera “fra queste sofferenze, nel fango e nella morte, Dio era presente, …….io ho trovato Dio”. La condanna sembra scontata, ma a questo punto il rabbino si alza: “adesso parlerò io!”.

Prima interroga il tedesco:

Voi siete la razza perfetta, non è vero?” “Sì”

E quale sarebbe stato il vostro compito, se aveste vinto?” “Diventare sempre più perfetti”

Sempre più perfetti, fino a diventare onnipotenti?” “Sì”

Fino a diventare Dio?” “Si, fino a diventare Dio”

Si chiede il rabbino “Ma allora il problema non è Dio contro l’uomo, ma l’uomo contro Dio? Tutto ciò è successo perché l’uomo ha voluto farsi Dio!”

L’ opera si chiude con un’alternativa: se il colpevole è Dio, le SS non hanno nessuna colpa in quanto sono state solo strumenti, se il colpevole è l’uomo, allora per i carnefici non si deve avere alcuna pietà. La sentenza non viene pronunciata, sarà Dio stesso a pronunciarla: la donna lascia decidere il destino dell’ufficiale ad una sorta di roulette russa.

Gianluca di Castri

1 Recensione da “Terzo Millennio – maggio 2007”