La miseria di massa

La miseria di massa, nei paesi a basso livello di sviluppo, è un fenomeno evidente agli occhi di tutti noi. Per spiegare il fatto, nel corso degli anni Settanta ed Ottanta dello scorso XX secolo, si faceva principalmente riferimento a due teorie:


la prima, di origine marxista, identifica le cause della miseria di massa nello sfruttamento dei paesi poveri da parte dei paesi ricchi, i quali agiscono in modo tale da tenere i paesi poveri sempre al minimo livello di sussistenza;
la seconda, di origine liberista, che assolve i paesi ricchi sostenendo che, quand'anche essi devolvessero una parte considerevole del loro prodotto nazionale ai paesi poveri, ciò servirebbe solo a far crescere la popolazione riportando automaticamente il reddito pro capite al minimo livello di sussistenza.
Si tratta di teorie economiche ancora ottocentesche, utili per far polemica ma sterili per risolvere il problema; nessuna delle due è vera, anche se ognuna delle due con-tiene una parte di verità e può adattarsi, più o meno bene, ad alcune situazioni.
Le due teorie riflettono i vizi originari dei sistemi da cui derivano; la teoria marxista si preoccupa solo della distribuzione della ricchezza, senza tenere presente che, per poter distribuire la ricchezza è necessario produrla; la teoria liberista, al contrario,non tiene conto che i meccanismi del libero mercato, mentre possono garantire la migliore distribuzione della ricchezza in determinate condizioni, non hanno validità universale ed hanno i loro limiti, specie in condizioni di sottosviluppo.  
La teoria liberista, inoltre, non spiega il fatto che paesi più poveri fra i poveri siano paesi spopolati, mentre la teoria marxista non riesce a spiegare la povertà di paesi geograficamente e storicamente isolati, che nessuno ha mai sfruttato.
Ambo le teorie, come tante altre teorie economiche, tengono inoltre conto di un'ipotesi di ricchezza costante, preoccupandosi della sua distribuzione; di fatto però la ricchezza può essere crescente, almeno fino a un certo limite e sia pur in maniera discontinua, per cui bisogna preoccuparsi della sua creazione, per potere avere poi qualcosa da distribuire.
Ce lo dice il Vangelo, col miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci; ce lo di-ce la storia dell'economia. La Terra, che in epoca preistorica dava a stento da vivere a dieci milioni di  uomini, è ora in grado di mantenere, sempre a stento, sei miliardi di uomini, cioè una popolazione cresciuta seicento volte.
Agli inizi del secondo millennio, il tenore di vita di un contadino europeo non era molto diverso da quello di un contadino etiopico; nel corso del millennio stesso, tuttavia,la civiltà europea (e quella americana che ne deriva), hanno generato alcuni fenomeni da cui è derivato un forte aumento del tenore di vita.
Il primo fenomeno è lo sviluppo culturale, rappresentato da una parte dal progressivo sviluppo dell'alfabetizzazione e dall'altra parte dallo sviluppo della filosofia prima e della scienza poi; da esso sono derivate la rivoluzione industriale e la rivoluzione tecnologica.
Il secondo fenomeno è il miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie, che,unitamente al generale aumento del tenore di vita e dell'alimentazione, ha dato luogo alla diminuzione della mortalità e, successivamente, all'aumento della popolazione ed alla diminuzione, talora eccessiva, della natalità (il fenomeno è definito col 
termine di transizione demografica).
Nei paesi in via di sviluppo tutto ciò deve ancora succedere: lo sviluppo culturale è stato finora  modesto e spesso ispirato a modelli occidentali di difficile accettazione; la transizione demografica è nella sua fase iniziale; le condizioni di vita sono estremamente misere, al limite della sopravvivenza, e lo stesso può dirsi dell'alimentazione.

In ultima analisi, le cause del sottosviluppo sono tre, l'ignoranza, il degrado igienico e sanitario e la povertà economica; l'unica soluzione al sottosviluppo è operare con-temporaneamente su tutte e tre le cause, che sono intimamente legate fra loro, per potere progressivamente creare le condizioni d'ambiente indispensabili per lo sviluppo economico ed umano.

Se non si comprende ciò, molte iniziative caritatevoli, fatte in perfetta buona fede,possono risultare inutili o dannose. Per questo ci piacciono le iniziative proposte dal-la Conferenza Episcopale Italiana, che non prevedono il condono del debito estero,ma la sua trasformazione in debito interno, in modo da creare risorse che possano essere utilizzate, sotto opportuno controllo, per iniziative di sviluppo umano.
In altre parole, si tratta di prendere un paese indebitato in dollari e di  pagare il suo debito, in dollari, ai creditori esteri, a patto che il governo di questo paese metta a disposizione per iniziative controllate di sviluppo umano l'equivalente in valuta interna,non convertibile e che pertanto non costituisce un peso per la bilancia dei pagamenti, ma può servire a pagare lo stipendio di maestri, infermieri, educatori, consulenti agricoli o quant'altro possa essere utile allo sviluppo.
Ricordiamo il ben noto detto, che sembra debba essere attribuito a Leone Tolstoj,ma che è stato poi ripreso da molti altri: se dai ad un uomo un pesce, lo sfami per un giorno; se gli regali una canna da pesca e gli insegni come si usa, potrà sfamarsi per tutta la vita.


(pubblicato sul supplemento Terzo Millennio della rivista Il Segno, maggio 2000)